sabato 6 ottobre 2007

Il sogno/1 - Parte Nona

[...]

Lamiah si fermò nel mezzo del lago. Distese braccia e gambe e si abbandonò al placido rollio delle acque. Chiuse gli occhi, assaporando l'energia che le scorreva potente tra le membra, godendo del silenzio che la circondava.
Adorava il suo rifugio. Lo aveva creato dal nulla nel corso dei millenni, ed era rimasto immutato nonostante tutto quello che era successo tra quelle nude pareti di roccia. Adesso era di nuovo abbastanza potente da impedire l'accesso a ospiti indesiderati e da spostarne l'ingresso in qualsiasi punto dell'universo in base alle sue esigenze.
Certo, il suo potere non era ancora così grande come avrebbe voluto, ma era solo questione di tempo, il suo piano andava a meraviglia, anzi, meglio delle sue più rosee previsioni: non solo si era rigenerata molto più velocemente del previsto, ma vedeva anche profilarsi all'orizzonte un'ottima occasione per realizzare i suoi più grandi desideri.
Mentre era immersa in queste riflessioni cercava in tutti i modi di tenere lontano un pensiero maligno che si affacciava prepotentemente nel quadro idilliaco che si andava disegnando nella sua mente.
Lo rimosse pensando al futuro di gloria che l'attendeva. Neanche lei era in grado di immaginare nei dettagli quello che le sarebbe successo una volta che tutti i tasselli fossero andati al loro posto, e questa incertezza sulla reale entità del potere e della felicità che l'aspettavano la faceva rabbrividire di piacere.
Peccato solo per quel pensiero cattivo che la tormentava, con la stessa insistenza di una zanzara particolarmente affamata.
Decise di affrontarlo, fiduciosa che le nuove energie che piano piano stava acquisendo sarebbero state in grado di domarlo.
Ricordò l'ultima – nonché unica – volta che si era sentita così sicura di sé. Le scelte che aveva fatto in quell'occasione e le tremende conseguenze che ne erano derivate. Ricordò il suo esilio millenario, la sensazione della sua essenza che regrediva progressivamente in seguito alla punizione che le era stata comminata, lo stupore esterrefatto che aveva accompagnato la presa di coscienza del suo fallimento.
I ricordi le provocavano un atroce dolore, ciò nonostante riuscì a dominare il pensiero della possibilità che un altro fallimento incombesse su di lei.
Aveva sbagliato una volta, adesso non lo avrebbe fatto più. Conosceva i rischi che correva, e sapeva esattamente come muoversi per evitare adesso l'errore che l'aveva condannata molto tempo addietro.
Sapeva bene che anche stavolta avrebbe avuto un’unica occasione, e che i suoi avversari sarebbero stati più vigili, memori di quanto era accaduto molto tempo prima.
Tuttavia sapeva che stavolta non avrebbe fallito.
Era disposta inoltre a correre un altro, ulteriore, rischio. Piccolissimo certo, ma pur sempre potenzialmente in grado di mandare all'aria tutto il suo piano.
Il buon senso le suggeriva di lasciar correre e attendere tempi migliori, ma la sua irrequietezza, rafforzata dalle energie che aveva assunto quella notte, spingeva per il contrario.
Immergendosi prese la decisione definitiva: infischiandosene dei rischi la notte successiva avrebbe agito.
Nuotò verso la riva e accarezzò il muso del cavallo che fino a quel momento aveva sorvegliato il suo bagno solitario.
“Ancora un po' di pazienza Falstaff – disse baciandolo tra le narici – poi saremo del tutto padroni del nostro destino”. Uscì dall'acqua e si avviò al di fuori di quel luogo irreale nuda com'era.
Camminando a piccoli passi sentiva già sulle labbra il sapore amaro della vendetta.



continua...

2 commenti:

Gisel_B ha detto...

buongiorno!
ma che fara' lamiah?

Stefano ha detto...

buongiorno!
chissà, vorrei tanto saperlo anch'io ;-)