martedì 18 settembre 2007

Il sogno/1 - Parte Settima




[...]


Gabriella era lì, in piedi, vestita di bianco, un lungo abito che le arrivava fino ai piedi nudi. Vivida e netta, consistente - come era stata per pochi attimi prima che gliela portassero via per la seconda volta, un mese fa - diligentemente ferma a pochi metri dall'inizio di quel bosco che per lei era tabù, almeno stando a quanto gli aveva detto Penna-rossa.
“Ciao piccolo” ripetè, come faceva sempre quando lui era lento a svegliarsi.
“Ciao piccola” rispose lui, muovendosi per raggiungerla. Stavolta soffocò in tempo l'istinto di abbracciarla, fermandosi a non più di due passi da lei.
“Sei... sei bellissima” disse commosso.
“Tu di più” rispose lei sorridendo, resuscitando un gioco di una vita fa.
“Come... come stai?” disse lui, titubante e incerto tra le mille domande che avrebbe voluto porle.
“In pace” fu la risposta.
Alfredo rimase interdetto.
“Cosa vuol dire? Stai... stai bene?”
Lei rise prima di rispondere “Sì, sto bene”
“Perché ridi?” si sentiva veramente mortificato.
“Perché mi sembra una domanda così strana... cioè – prese a giocare con i capelli che le scendevano sulle spalle, come era sempre stata solita fare – sono morta... come dovrei stare?”
“Ma mi hai appena detto che stai bene!” rispose Alfredo, d'istinto.
“Sto bene... sì, se fossi viva direi che sto bene... ecco... ma ora... è diverso...” continuava a tormentare i suoi splendidi capelli biondi. In un'altra vita sarebbe stato sintomo di una certa inquietudine.
“In che senso è diverso?”Alfredo maledisse la sua innata curiosità: sapeva per esperienza che il tempo a loro disposizione era limitato e che avrebbe dovuto sfruttarlo al meglio, anziché perdersi in stupide disquisizioni.
Anziché rispondere, magari piccata come avrebbe fatto
in vita se incalzata con una simile insistenza, lei scoppiò in lacrime. Lacrime dure, piene, pesanti, lacrimoni veri e propri. Scavavano solchi liquidi sul suo volto e, soprattutto, nel cuore di Alfredo.
Spiazzato da quella reazione, lui provò a rimediare: “Ehi... non piangere piccola... siamo insieme... conta solo questo...”
“Qui ti sbagli di grosso.”
La frase di per sé era innocua. La voce però era di Penna-rossa.
Alfredo stentò a riconoscerlo:
l'aveva conosciuto seminudo e pelato, ora se lo ritrovava davanti vestito di tutto punto. Una giacca lunga, di velluto, con grossi bottoni che sembrava provenire direttamente dal '700, e un paio di pantaloni militari con anfibi, che facevano molto soldato USA in Vietnam. Il viso incorniciato da lunghi capelli neri che arrivavano a lambire le spalle. Non fosse stato per la voce, appunto, e per la solita penna rossa stavolta infilata tra i lunghi capelli, Alfredo non l'avrebbe mai riconosciuto.
“Cosa dici? Non ho fatto niente che tu mi abbia vietato”. Gridò Alfredo, in preda alla rabbia più nera.
“Qua le regole le faccio io – rispose Penna-rossa, gelido – e dico che per oggi vi siete visti abbastanza”.
Alfredo si sentì morire. “Ma che dici! È appena arrivata, stavamo solo parlando... dacci ancora un po' di tempo...”
“Hai ragione. Lei è appena arrivata, e voi state solo parlando. Ma io credo che sia meglio se lei ora torna da dove è venuta”. Schioccò le dita e Gabriella sparì.
Alfredo scoppiò in lacrime. Tutta la tensione di quelle ultime ore esplose violentemente in singhiozzi profondi, accompagnati da grosse lacrime che gli bagnavano il viso.
“Perché piangi? In fin dei conti hai appena rivisto la tua amata Gabriella. Dovresti considerarti fortunato”.
Alfredo lo guardò, tra le lacrime riusciva a vedere solo un contorno sfocato. “Sì ma... è durato troppo poco... potevi aspettare ancora un po'...”
Penna-rossa per tutta risposta gli diede una sberla. Alfredo rotolò su se stesso andando a sbattere contro un albero.
“Non permetterti mai di dirmi cosa devo o non devo fare”. Ringhiò il tipo.
“Ok, ok... non lo farò di più... però allora... dimmi tu come devo fare... se voglio stare con lei più a lungo...”
“Non dipende da te. Decidiamo io e i miei amici. Tu puoi solo venire qui e farci contenti, portando le cose che ti chiediamo. A proposito, cos'hai con te?”
Alfredo prontamente estrasse un pacco di cd che aveva portato per lo strano amico di Penna-rosa e della ragazza: Led Zeppelin, Deep Purple e naturalmente Lynyrd Skynyrd. Pensava potessero bastare.
“Ti avevo chiesto dell'altro, ricordi?” disse il tipo, dopo aver guardato i cd.
“Sì mi ricordo ma io ho già...”
“Già cosa?” Di nuovo lo sguardo infernale che lo aveva inchiodato un mese prima.
“Ho già... ho già....”
“Hai rivisto
Lamiah?!?” una frase a metà tra un'affermazione e una domanda.
“No... cioè... sì... ma non volevo... in realtà...”
“Tu non ti rendi conto di quello che hai fatto”, la voce ora era bassa, quasi un brontolio. Ma emanava vibrazioni così negative da far tremare tutti gli alberi che Alfredo riusciva a vedere.
“No... io non pensavo di fare nulla di male... però...” mentre parlava vide Penna-rossa tirar fuori la sua pipa, e decise di provare il tutto per tutto, anche se sul momento quella che aveva appena avuto gli parve un'idea di una stupidità inaudita.
“Ho queste per te” disse frettolosamente, porgendogli le sigarette che aveva con sé, un pacchetto quasi nuovo di Gauloises.
Penna-rossa spalancò gli occhi: “Tabacco francese! Dammelo!”
Alfredo ubbidì. Lo vide accendersi una sigaretta famelico e consumarla in pochi secondi per poi prenderne un'altra.
“Posso portartene ancora”, disse. Penna-rossa lo guardò per qualche istante, la sigaretta irrealmente ferma al centro della sua bocca. Quello strano essere stava riflettendo. Alfredo pensò che stesse decidendo cosa chiedergli per le sue prossime visite.
“No.” rispose gelido, la sigaretta attaccata al labbro inferiore. “Tu qui non devi venirci più”.
Le gambe di Alfredo cedettero, facendolo cadere di schianto sulle ginocchia. “Cosa... cosa stai dicendo? Io ho fatto sempre come mi avevi detto tu... perché?”
Penna-rossa sospirò, consumando mezza sigaretta in un istante. “Perché la cosa sta diventando pericolosa Alfredo” disse tranquillo, con tono quasi paterno “e tu non hai idea delle forze che si potrebbero risvegliare”.
“Non m'importa nulla! Io voglio rivedere Gabriella!” gridò Alfredo balzando in piedi.
Penna-rossa rimase impassibile, per nulla spaventato da quello scatto. “Va bene, la vedrai ancora una volta, ma sarà l'ultima, purtroppo. Però non venire più qui, per nessun motivo” le ultime parole erano state un ringhio indefinibile, accompagnate dallo sguardo rosso fuoco che Alfredo conosceva bene.
“Ma allora... come farò a...”
“Verrò ad avvisarti io”.
“Quando?”
“Domani, tra un mese, tra un anno, tra cent'anni. Non lo so, sappi solo che verrò, Erlik non manca mai alla parola data”. E sparì in uno sbuffo di fumo.
Alfredo resto lì a fissare il vuoto per un tempo indefinibile, finché, provato da tutte quelle emozioni, decise di avviarsi verso casa: aveva bisogno di riflettere, in cuor suo non poteva accettare l'idea di perdere Gabriella un'altra volta, però prima di prendere una qualsiasi decisione doveva dormire, mangiare, riposarsi.
Si avviò verso casa, meditando se fosse il caso di tornare lì non appena fosse calato il buio, quando sentì uno strano rumore, e vide uno stallone con una stella bianca sul muso venirgli incontro.
Non aveva dubbi, era la stessa bestia che cavalcava la ragazza, che evidentemente si chiamava Lamiah, poco prima, quando lo aveva salvato da morte quasi sicura.
Il cavallo lo raggiunse e si chinò davanti a lui, guardandolo fisso con i suoi immensi occhi neri. Alfredo non sapeva come né perché, ma quell'animale lo stava invitando a saltargli in groppa.
Dopo un attimo di esitazione decise di ubbidirgli.
Tempo un istante e la bestia si lanciò al galoppo in mezzo agli alberi, e a lui non restò che aggrapparsi alla criniera e pregare per non scatafasciarsi al suolo.
Il galoppo durò pochi minuti. Giusto il tempo di imboccare una grotta di cui Alfredo ignorava l'esistenza e di sbucare davanti un lago sotterraneo, illuminato da una flebile luce azzurra.
In acqua, bellissima e completamente nuda, Lamiah.
Alfredo scese dal cavallo e rimase immobile a guardare quel corpo bellissimo e flessuoso che muoveva verso di lui.


continua...

5 commenti:

Il Gabbrio ha detto...

mmm...lo stai proprio facendo soffrire questo Alfredo! Sono proprio curioso di sapere dove andrà a finire!!!
Ben scritto, asciutto, si legge benissimo!

Stefano ha detto...

considerando la situazione in cui si trova adesso tanto male non se la passa!
contento che ti piaccia, ma per la fine devi aspettare ancora un bel po'!

Anonimo ha detto...

Complimenti fratellone...Questo sogno si fa sempre più appassionante!Mi piace come scrivi,mi piace quello che racconti e mi diverte trovare personaggi dei fumetti nel tuo racconto!E poi Alfredo mi sta simpatico a pelle...

Anonimo ha detto...

passo domani, sono cotta ex capo neo agente 0.007

notte

gisa

Gisel_B ha detto...

invado il tuo spazio, per una cosa a cui ci tengo, semmai lo cancelli...

Aggiornamento dal fronte "Calendario Pro ActionAid"


Venerdi', 21 settembre 2007
Questa notte ho stentato ad addormentarmi per il pensiero di come attuare la mia idea benefica. Alla fine ho deciso di chiedere aiuto ad una persona che da anni lavora nel settore pubblicitario ed e' un mio caro amico. Ho fatto proprio bene! Nel giro di quaranta minuti mi ha risposto e trovato alcune soluzioni alla quale io non riuscivo far fronte: tipo il costo di stampa.

Da un iniziale 22.00 Euro a copia (veramente eccesivo!), ora siamo intorno ai 10.00 Euro. Il formato sara' quello standard (ca. 30 x 40 cm).
Ora rimane il problema del pagamento. Pensavo di avvalermi dei sistemi di accredito tipo PayPal, in cui la cifra fissata viene girata direttamente sul Conto Corrente del beneficiario ActionAid (io non voglio comparire in nessun modo in nessuna transazione) e con la prova dell'avvenuto versamento (qui non so come fare) inviero' il calendario con le spese a carico del destinatario tramite le Poste Italiane.

Questo e' quanto sono riuscita a concludere per realizzare questa impresa, che ricordo sara' interamente a scopo benefico. Anche io faro' la mia parte e non sara' poco...
Chi avesse altre idee o suggerimenti e' ben accetto. Ancora grazie.


PS: leggo dopo, devo gustarmelo...