Io l'avevo detto che s'ingarbugliava...
[...]
Penna- rossa sedeva su uno spuntone di roccia terribilmente appuntito. Avrebbe dovuto provare un dolore a dir poco lancinante a stare appoggiato lì, a peso morto. Eppure, se così era, decisamente non lo dava a vedere. Vestito di una lunga tunica scura era tutto intento a rigirarsi tra le mani la torcia che aveva sottratto ad Alfredo la sera del loro primo incontro. In testa, tra i capelli stavolta tagliati molto corti, la solita penna rossa.
Attorno a lui una lunghissima e apparentemente interminabile fila di persone che procedeva ordinatamente nella stessa direzione. Erano una moltitudine decisamente eterogenea per sesso, età, razze e abbigliamento. Ma ciò che veramente saltava subito all'occhio era la loro diversa consistenza: alcuni sembravano quasi impalpabili, altri pieni di vita. Nel mezzo innumerevoli sfumature.
Camminavano lungo un sentiero delimitato da un lato da un'interminabile parete di roccia che sembrava giungere fino al cielo, lungo cui ogni tanto si aprivano delle minuscole grotte. Ogni tanto, al passare di una persona e senza apparente soluzione di continuità, da queste grotte usciva una strana luce azzurrognola in cui spariva il 'viandante' che in quel momento si trovava a passare da lì, senza suscitare reazione alcuna nel resto della folla.
Penna-rossa non sembrava curarsi più di tanto di loro, uno sguardo fugace ogni tanto e nulla di più.
All'improvviso dalla fila uscì il suo amico, il terzo del gruppo che aveva incontrato Alfredo davanti la casupola. Anche lui indossava una tunica scura, su cui però spiccava un grosso e pacchiano ciondolo dorato a forma di chitarra.
“Ehi Erlik, che cosa fai?”. Chiese il nuovo arrivato all'amico.
L'altro sospirò prima di rispondere “Rifletto”. Una pausa di qualche secondo, che l'altro tipo si guardò bene dall'interrompere. “Rifletto su quest'oggetto: gli umani sono ben strani. Inventano una miriade di cose senza rendersi conto che le loro esigenze sono puramente materiale e... come dire... temporanee... potrebbero ottenere molto di più se solo guardassero dentro di loro, anziché al di fuori.”
Il tipo con il ciondolo annuì serio. In realtà non sopportava i pistolotti filosofici del suo amico, ma in quel momento non aveva voglia di discutere. Un crepitìo nell'aria ruppe il silenzio: un'apertura aveva risucchiato un altro viandante.
“Me la fai tenere un po'?” indicando la torcia.
Penna-rossa, o meglio Erlik, esitò un attimo, poi allungò l'oggetto all'amico con una scrollata di spalle.
L'altro prese la torcia tra le mani e iniziò a sospirare socchiudendo gli occhi. “È così... così... carica...”
“Già – interloquì Erlik – ha assorbito le energie di quel ragazzo, Alfredo, quella notte”.
“Bel tipo vero?” chiese l'amico, che ancora si passava la torcia tra le mani.
“È carico di energia... di emozioni... rabbia, disperazione... amore...”
“Fa proprio al caso nostro no?” stavolta il rockettaro non si fece scrupoli a interrompere l'amico.
“Non è così semplice Gorka – rispose Erlik, grave – per noi sì... ma sono preoccupato per Lamiah”.
“Perché? L'ho vista poco fa, mi sembrava in ottime condizioni”.
“Appunto. 'Troppo ottime', direi. Ti ricordi come stava quando l'hanno portata da noi?”.
“Certo che me lo ricordo. Ma si sapeva che prima o poi si sarebbe ripresa, no?”.
“Sì ma non così in fretta – si fermò un attimo, giusto il tempo di accendere la sua pipa – ha assorbito tutte le emozioni di quel ragazzo”.
“E cosa c'è di male? - Gorka lo interruppe bruscamente – non l'abbiamo fatto anche noi?”
“Sì ma è diverso. Noi lo facciamo per puro piacere. Lei... non so...”
“Andiamo Erlik, hai visto come era ridotta? È normale che tutta quell'energia le abbia fatto quell'effetto. Io non ci vedo niente di strano!”.
“Non dico questo ma... oh al diavolo Gorka, tu quella volta non c'eri... non puoi sapere!”
“Credi che ci sia il pericolo che...”
“Sì. Lo temo. E non so cosa potrebbe succedere se...” si fermò, guardando nel vuoto.
L'amico ruppe prontamente il silenzio che si era creato. “Non credo che ne abbia già le forze”.
“E chi può dirlo – ringhiò Erlik, la penna rossa fu scossa violentemente dai movimenti del suo capo – lei è la più potente di noi, e l'esilio potrebbe averla rafforzata in qualche modo che noi non possiamo comprendere!” un crepitìo nell'aria particolarmente violento, proveniente da una delle aperture nella roccia che aveva appena risucchiato un tale, diede alla scena un'aria decisamente drammatica.
“Mah. Secondo me ti fai troppi problemi. Io credo che abbia capito, adesso.”
Erlik sospirò, poi allungò una mano. “Forse hai ragione tu. Adesso ridammi la torcia.”
Gorka ubbidì. Appena l'oggetto passò di mano Erlik cominciò a tremare. “Sta succedendo qualcosa!”.
“Cosa?” gli chiese l'amico, allarmato.
“Non è ancora successo ma... potrebbe... i guardiani... si stanno muovendo...”
“Che cosa?” chiese Gorka, sempre più preoccupato.
“Devo andare!” la non-risposta di Erlik.
“Vengo con te.”
“No, lascia stare, non so quanto potrebbe volerci, è meglio che resti qui. Poi ti dirò”. Ciò detto ridiede la torcia all'amico e scattò in piedi. Un rapido balzo, prodigioso per occhi umani, e si lanciò nell'apertura della roccia a lui più vicina.
Un crepitìo incredibilmente forte, una luce incredibilmente vivida, e di lui rimase solo uno sbuffo di fumo, attraverso cui i viandanti continuarono imperterriti a marciare.
continua...
PS I nomi Lamiah, Erlik e Gorka sono nomi di vari maestri della notte che affronta il Dampyr di Mauro Boselli
2 commenti:
Beh, effettivamente si sta ingarbugliando...ma mi piace...continua così : D !!!
questo e' il preludio di chissa' quale altro mistero...
quando vai avanti? sono curiosa...
:)
buongiorno e bacetto
ciao anche a gabbrio!
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